sabato 13 luglio 2013

Cielo vuoto

A pensarci, quello che mi piace del cielo non è esattamente quello che vedo, ma al contrario proprio quello che non vedo.
Il giorno, e ora anche la notte, è pieno di cose che catturano la vista e gli altri sensi. Se vado per strada vedo case, macchine, persone, che sono da evitare, affrontare, giudicare ... Viene il momento in cui uno ha bisogno di guardare ... il nulla. Un pò di vuoto, di sano far niente, di stacco della spina. E quando si stacca dai pensieri si inizia a "sentire" sè stessi e ciò che ci circonda, perdendo talvolta il confine tra le due cose.
Il cielo aiuta a far questo. Con i suoi numeri spaventosi, con i miliardi di galassie che lo popolano, con il fiume di stelle, nebulose, pianeti, buchi neri e quanto si continua a scoprire... è sostanzialmente vuoto. Da qui al primo oggetto tangibile, guardando verso l'alto, c'è tanta di quella strada che per arrivarci occorrerebbe un'astronave veloce come la luce, capace di viaggiare per anni interi.
Non sono semplicemente le stelle che alzano il mio sguardo, no. E' la loro distanza da me, il fatto che da qui a lì vi siano 10, 100, 1.000 anni luce, e in mezzo niente.
Io, in fondo, sono fatto come l'universo. Sono fatto di atomi che vengono dalle stelle e ad esse torneranno. Questi atomi sono sostanzialmente delle sfere VUOTE. Elettroni minuscoli che girano attorno ad un nucleo minuscolo. Bisognerebbe immaginare un atomo con un diametro di almeno 200 metri per poterne vedere in proporzione il nucleo al centro con le dimensioni altrettanto amplificate ...di un granellino di sabbia. E tra gli elettroni che girano a distanza di 200 metri e il nucleo... niente.
Se dall'alto del mio metro e ottanta, potessi togliere tutto lo spazio vuoto degli atomi che mi compongono, diventerei molto minuscolo, più invisibile che minuscolo. 
Ora non ci vuole una laurea per rendersi conto di questo vuoto che ci plasma a livello micro e macro. Son cose che con la terza media le sa chiunque. Ma se uno ne parla passa per "scienziato" o intelligentone, questo perchè a mio parere questo vuoto ci fa paura, non lo vogliamo. A noi piace il pieno, non il vuoto. Il tutto, non il nulla. E' nel rumore, nella folla, nelle luci che ci sentiamo vivi.
Invece, se solo riuscissimo a prendere per mano quel vuoto, potremmo entrare in contatto con una dimensione amica, non angosciante, direi anzi rassicurante. E' proprio nel nulla e nello spazio che il nostro respiro si fa ampio e che avvertiamo di non aver nulla da temere. E' lì che svanisce il nostro bisogno di affermarci e di sopravvivere, ed è lì che imparando a star bene con noi stessi, diventiamo persone interessanti da frequentare.