LA RADIAZIONE SOLARE FOTOVOLTAICO.
Il Sole Sfera di gas riscaldato da reazioni di fusione termonucleare che, come tutti i corpi caldi emette una radiazione.
Astro Curiosity
venerdì 14 agosto 2015
sabato 15 febbraio 2014
sabato 13 luglio 2013
Cielo vuoto
A pensarci, quello che mi piace del cielo non è esattamente quello che vedo, ma al contrario proprio quello che non vedo.
Il giorno, e ora anche la notte, è pieno di cose che catturano la vista e gli altri sensi. Se vado per strada vedo case, macchine, persone, che sono da evitare, affrontare, giudicare ... Viene il momento in cui uno ha bisogno di guardare ... il nulla. Un pò di vuoto, di sano far niente, di stacco della spina. E quando si stacca dai pensieri si inizia a "sentire" sè stessi e ciò che ci circonda, perdendo talvolta il confine tra le due cose.
Il cielo aiuta a far questo. Con i suoi numeri spaventosi, con i miliardi di galassie che lo popolano, con il fiume di stelle, nebulose, pianeti, buchi neri e quanto si continua a scoprire... è sostanzialmente vuoto. Da qui al primo oggetto tangibile, guardando verso l'alto, c'è tanta di quella strada che per arrivarci occorrerebbe un'astronave veloce come la luce, capace di viaggiare per anni interi.
Non sono semplicemente le stelle che alzano il mio sguardo, no. E' la loro distanza da me, il fatto che da qui a lì vi siano 10, 100, 1.000 anni luce, e in mezzo niente.
Io, in fondo, sono fatto come l'universo. Sono fatto di atomi che vengono dalle stelle e ad esse torneranno. Questi atomi sono sostanzialmente delle sfere VUOTE. Elettroni minuscoli che girano attorno ad un nucleo minuscolo. Bisognerebbe immaginare un atomo con un diametro di almeno 200 metri per poterne vedere in proporzione il nucleo al centro con le dimensioni altrettanto amplificate ...di un granellino di sabbia. E tra gli elettroni che girano a distanza di 200 metri e il nucleo... niente.
Se dall'alto del mio metro e ottanta, potessi togliere tutto lo spazio vuoto degli atomi che mi compongono, diventerei molto minuscolo, più invisibile che minuscolo.
Ora non ci vuole una laurea per rendersi conto di questo vuoto che ci plasma a livello micro e macro. Son cose che con la terza media le sa chiunque. Ma se uno ne parla passa per "scienziato" o intelligentone, questo perchè a mio parere questo vuoto ci fa paura, non lo vogliamo. A noi piace il pieno, non il vuoto. Il tutto, non il nulla. E' nel rumore, nella folla, nelle luci che ci sentiamo vivi.
Invece, se solo riuscissimo a prendere per mano quel vuoto, potremmo entrare in contatto con una dimensione amica, non angosciante, direi anzi rassicurante. E' proprio nel nulla e nello spazio che il nostro respiro si fa ampio e che avvertiamo di non aver nulla da temere. E' lì che svanisce il nostro bisogno di affermarci e di sopravvivere, ed è lì che imparando a star bene con noi stessi, diventiamo persone interessanti da frequentare.
Il giorno, e ora anche la notte, è pieno di cose che catturano la vista e gli altri sensi. Se vado per strada vedo case, macchine, persone, che sono da evitare, affrontare, giudicare ... Viene il momento in cui uno ha bisogno di guardare ... il nulla. Un pò di vuoto, di sano far niente, di stacco della spina. E quando si stacca dai pensieri si inizia a "sentire" sè stessi e ciò che ci circonda, perdendo talvolta il confine tra le due cose.
Il cielo aiuta a far questo. Con i suoi numeri spaventosi, con i miliardi di galassie che lo popolano, con il fiume di stelle, nebulose, pianeti, buchi neri e quanto si continua a scoprire... è sostanzialmente vuoto. Da qui al primo oggetto tangibile, guardando verso l'alto, c'è tanta di quella strada che per arrivarci occorrerebbe un'astronave veloce come la luce, capace di viaggiare per anni interi.
Non sono semplicemente le stelle che alzano il mio sguardo, no. E' la loro distanza da me, il fatto che da qui a lì vi siano 10, 100, 1.000 anni luce, e in mezzo niente.
Io, in fondo, sono fatto come l'universo. Sono fatto di atomi che vengono dalle stelle e ad esse torneranno. Questi atomi sono sostanzialmente delle sfere VUOTE. Elettroni minuscoli che girano attorno ad un nucleo minuscolo. Bisognerebbe immaginare un atomo con un diametro di almeno 200 metri per poterne vedere in proporzione il nucleo al centro con le dimensioni altrettanto amplificate ...di un granellino di sabbia. E tra gli elettroni che girano a distanza di 200 metri e il nucleo... niente.
Se dall'alto del mio metro e ottanta, potessi togliere tutto lo spazio vuoto degli atomi che mi compongono, diventerei molto minuscolo, più invisibile che minuscolo.
Ora non ci vuole una laurea per rendersi conto di questo vuoto che ci plasma a livello micro e macro. Son cose che con la terza media le sa chiunque. Ma se uno ne parla passa per "scienziato" o intelligentone, questo perchè a mio parere questo vuoto ci fa paura, non lo vogliamo. A noi piace il pieno, non il vuoto. Il tutto, non il nulla. E' nel rumore, nella folla, nelle luci che ci sentiamo vivi.
Invece, se solo riuscissimo a prendere per mano quel vuoto, potremmo entrare in contatto con una dimensione amica, non angosciante, direi anzi rassicurante. E' proprio nel nulla e nello spazio che il nostro respiro si fa ampio e che avvertiamo di non aver nulla da temere. E' lì che svanisce il nostro bisogno di affermarci e di sopravvivere, ed è lì che imparando a star bene con noi stessi, diventiamo persone interessanti da frequentare.
martedì 1 maggio 2012
Maggio 2012
Dopo lo spettacolo dei mesi scorsi è facile sottovalutare il cielo di maggio. Giove e Venere, che hanno dato spettacolo danzando alla sera talvolta anche con la Luna, se ne stanno andando nella luce del sole. Restano però, ora a temperature più confortevoli, altri due pianeti piuttosto belli, Saturno e Marte, rispettivamente proiettati nella Vergine e nel Leone.
Saturno è vicina a Spica, l'unica stella ben visibile della Vergine, e per non essere da meno Marte si è piazzata nei pressi di Regolo. Tutti meticolosamente sull'eclittica, la linea immaginaria in cui transita il sole.
Ma queste due costellazioni, che attirano i nostri occhi o per la forma o per il passaggio di alcuni pianeti, nascondono un tesoro prezioso. al loro "interno", cioè molto più lontano nella loro direzioni esistono due ammassi di galassie tra i più importanti. Quello della Vergine, situato in alto a destra rispetto a Spica, è relativamente vicino al nostro, quello a cui anche la nostra Via Lattea fa parte, dista di fatto circa 60 milioni di anni luce. Siccome è molto più grosso del nostro ammasso, detto Gruppo Locale, nonostante la distanza ne esercita una certa forza di attrazione, per cui la nostra galassia, con tutte le sue sorelle del Gruppo Locale, compresa Andromeda, sta viaggiando verso l'ammasso della Vergine a circa 200 km all'ora.
L'ammasso del Leone è situato sulla sinistra di Regolo e poco sopra alla posizione attuale di Marte. Dista circa 30 milioni anni luce ed è anch'esso attirato e in viaggio verso l'ammasso della Vergine. I tre ammassi, l'ammasso della Vergine, l'ammasso del Leone e il Gruppo Locale, fanno parte di un superammasso che ha il suo centro verosimilmente nei pressi dell'ammasso della Vergine.
Beh, non so voi, ma anche se ad occhio nudo non vedo niente di tutto questo, tutte queste galassie mi fanno venir voglia di guardare quel buio che sta dietro a Saturno e Marte, che a questo punto sono poco più che sassolini, vicini di casa, o se vogliamo, cartelli indicatori di galassie lontane.
Saturno è vicina a Spica, l'unica stella ben visibile della Vergine, e per non essere da meno Marte si è piazzata nei pressi di Regolo. Tutti meticolosamente sull'eclittica, la linea immaginaria in cui transita il sole.
Ma queste due costellazioni, che attirano i nostri occhi o per la forma o per il passaggio di alcuni pianeti, nascondono un tesoro prezioso. al loro "interno", cioè molto più lontano nella loro direzioni esistono due ammassi di galassie tra i più importanti. Quello della Vergine, situato in alto a destra rispetto a Spica, è relativamente vicino al nostro, quello a cui anche la nostra Via Lattea fa parte, dista di fatto circa 60 milioni di anni luce. Siccome è molto più grosso del nostro ammasso, detto Gruppo Locale, nonostante la distanza ne esercita una certa forza di attrazione, per cui la nostra galassia, con tutte le sue sorelle del Gruppo Locale, compresa Andromeda, sta viaggiando verso l'ammasso della Vergine a circa 200 km all'ora.
L'ammasso del Leone è situato sulla sinistra di Regolo e poco sopra alla posizione attuale di Marte. Dista circa 30 milioni anni luce ed è anch'esso attirato e in viaggio verso l'ammasso della Vergine. I tre ammassi, l'ammasso della Vergine, l'ammasso del Leone e il Gruppo Locale, fanno parte di un superammasso che ha il suo centro verosimilmente nei pressi dell'ammasso della Vergine.
Beh, non so voi, ma anche se ad occhio nudo non vedo niente di tutto questo, tutte queste galassie mi fanno venir voglia di guardare quel buio che sta dietro a Saturno e Marte, che a questo punto sono poco più che sassolini, vicini di casa, o se vogliamo, cartelli indicatori di galassie lontane.
lunedì 23 aprile 2012
La luce della luna
E' così evidente che la luna sia illuminata dal sole?
A noi può semprare incredibile, ma la nozione che sia il Sole ad illuminare la Luna non appartiene al bagaglio delle nostre conoscenze intuitive e del senso comune. Per quanto ne sappiamo non compare, né nella tradizione, né nella mitologia di alcuna popolazione al mondo. Il primo a prospettare questa spiegazione fu Parmenide, che descrisse la luna come “Luce splendente di notte di uno splendore non suo e che erra intorno alla terra. Sempre guardando verso i raggi del sole.” (Frammenti, 14-15).
giovedì 19 aprile 2012
L'orsa celeste
Le sette stelle del “Grande Carro” che costituiscono la parte centrale della costellazione dell’Orsa Maggiore, sono senza dubbio le stelle più famose del cielo boreale. Danno origine alla parola Settentrione che deriva dal latino Septem (sette) e Triones (buoi da lavoro).
Ben più antica sembra l'origine del mito che vede in queste stelle un'orsa. Alcune pitture rupestri, manufatti e ritrovamenti di crani di orso nelle caverne europee di più di 30.000 anni fa, denotano una sorta di culto paleolitico dell’orso.
Con ogni probabilità l’Orsa Maggiore è la più antica, e persistente, creazione culturale dell’umanità.
mercoledì 7 dicembre 2011
giovedì 11 agosto 2011
Perchè guardiamo le stelle?
Perchè guardiamo le stelle?
Cosa spinge dentro di noi ad alzare lo sguardo, a fissare quello schermo antico e immobile, così permaloso da nascondersi alle prime luci, così lontano da sembrare un telo steso lassù, ad una distanza incolmabile?
Le stelle, a ben guardare, mettono in discussione i nostri punti fermi: la terra sulla quale poggiamo i piedi galleggia nello spazio; sopra e sotto diventano concetti senza senso; prende vita la possibilità che oltre un certo punto non vi sia il vuoto, come siamo abituati, ma il nulla.
Le stelle però rimandano anche alla nostra piccolezza, al nostro essere un puntino minuscolo nel concerto di energia che chiamiamo universo, sono ciò che la nostra scienza ancora non ha raggiunto, e quindi ci fanno sognare, immaginare, viaggiare con il pensiero. Paura e sogno, perdita delle sicurezze che ci da questa angusta stanza e stupore per l’occhiata che possiamo dare fuori di essa.
Le stelle tacciono. Indifferenti, attraversano la nostra vita piena di gioie e dolori, come se nulla fosse, presentandosi sempre allo stesso posto, sempre alla stessa ora, nella stessa stagione. Belle, solitarie, altre e altrove da noi, ci passano sopra. Eppure a volte non riusciamo ad essere così indifferenti verso di loro come loro sembrano esserlo con noi. A volte ci prende o nostalgia per l’altrove, o voglia di un respiro ampio, di aria diversa, la loro appunto. Oppure ancora ci prende un senso di appartenenza, non saprei come definirlo meglio, di compartecipazione ad un tutto grandioso, armonico, orchestrale, dove noi e loro siamo operai dello stesso cantiere, suonatori di una stessa musica, colori di un medesimo dipinto.
Cosa spinge dentro di noi ad alzare lo sguardo, a fissare quello schermo antico e immobile, così permaloso da nascondersi alle prime luci, così lontano da sembrare un telo steso lassù, ad una distanza incolmabile?
Le stelle, a ben guardare, mettono in discussione i nostri punti fermi: la terra sulla quale poggiamo i piedi galleggia nello spazio; sopra e sotto diventano concetti senza senso; prende vita la possibilità che oltre un certo punto non vi sia il vuoto, come siamo abituati, ma il nulla.
Le stelle però rimandano anche alla nostra piccolezza, al nostro essere un puntino minuscolo nel concerto di energia che chiamiamo universo, sono ciò che la nostra scienza ancora non ha raggiunto, e quindi ci fanno sognare, immaginare, viaggiare con il pensiero. Paura e sogno, perdita delle sicurezze che ci da questa angusta stanza e stupore per l’occhiata che possiamo dare fuori di essa.
Le stelle tacciono. Indifferenti, attraversano la nostra vita piena di gioie e dolori, come se nulla fosse, presentandosi sempre allo stesso posto, sempre alla stessa ora, nella stessa stagione. Belle, solitarie, altre e altrove da noi, ci passano sopra. Eppure a volte non riusciamo ad essere così indifferenti verso di loro come loro sembrano esserlo con noi. A volte ci prende o nostalgia per l’altrove, o voglia di un respiro ampio, di aria diversa, la loro appunto. Oppure ancora ci prende un senso di appartenenza, non saprei come definirlo meglio, di compartecipazione ad un tutto grandioso, armonico, orchestrale, dove noi e loro siamo operai dello stesso cantiere, suonatori di una stessa musica, colori di un medesimo dipinto.
sabato 30 luglio 2011
Notiziario URANIA
Molto interessante questo notiziario web promosso da www.cieloblu.it
In questo video le ultime su
1. l'asteroide che accompagna la terra senza girarle attorno
2. acqua nell'atmosfera di saturno
2. nuovi pianeti extra solari scoperti dal telescopio spaziale Kepler
domenica 24 luglio 2011
Ma quanto è grande?
C'è una questione che vorrei esporre, intrigante e fascinosa come tante di quelle che il cielo porta con sè. Una questione che ho rimuginato finora senza approfondimento, ma anche senza soddisfazione per le risposte "alla buona" che uno si da tanto per fare.
La questione è quella della grandezza dell'universo. Quanto è grande l'universo?
Tutti più o meno sappiamo che le distanze si misurano in anni luce, e che una stella distante, che so, mille anni luce, la vediamo come era mille anni fa alla distanza che la luce ha coperto in questo tempo viaggiando a quasi 300.000 km al secondo. Generalizzando questo ragionamento sembra logico pensare che se l'universo ha un'età di 13,7 miliardi di anni luce, quella stessa misura temporale ne indichi anche i confini spaziali. Le cose più distanti che possiamo vedere possono arrivare fin lì, non oltre, non tanto per la limitatezza dei nostri mezzid i osservazione, ma perchè cercare qualcosa che sia partito prima dell'inizio è assurdo.
Eppure questo ragionamento è sbagliato.
E' vero che la luce viaggia regolarmente alla velocità della luce, e quindi ci dice qualcosa di un tempo remoto e di una determinata distanza, ma è anche vero che l'universo, dalla sua nascita per big bang, è in continua espansione. La luce viaggia in uno spazio che nel frattempo si estende. Attenzione alla nostra immaginazione, che ancora una volta rischia di trarci in inganno: dire che l'universo si "espande" o si "estende" non significa che lo fa nel vuoto, ma nel nulla. C'è una bella differenza tra vuoto e nulla, perchè il vuoto è qualcosa rispetto al nulla. Non è che uno spazio vuoto viene progressivamente conquistato e riempito da galassie vaganti. E non bisogna neppure pensare che da qualche parte, laggiù in fondo, al limite di ciò che possiamo vedere, vi sia una ultima stellina oltre il quale, stop, comincia il vuoto. No, è il nostro stesso universo, coi suoi pieni e i suoi vuoti, che si "espande", come la superficie di un palloncino che non ha confini, eppure non è infinita, e gonfiandosi vede aumentare le distanze interne da un qualsiasi punto all'altro.
Questa estensione non ha alcun rilievo per distanze relativamente piccole, come tra la nostra Via Lattea e Andromeda, la galassia a fianco, ma lascia i segni quando le distanze in anni luce cominciano a diventare a 9 zeri.
Ecco allora che 13,7 miliardi di anni, và precisato, non indica il raggio o il diametro dell'universo, ma solo la sua età e l'orizzonte per noi visibile. La luce ha avuto quel tempo a disposizione per viaggiare, e quindi quello ci può far vedere, ma ciò non significa che fuori da questo "orizzonte" non ci sia altro. E' stato Hubble a scoprire quello strano fenomeno per cui su grandissime distanze, le galassie più sono lontane e più velocemente si allontanano le une dalle altre. Questa elasticità dello spazio fa si che una galassia che vediamo a 10 miliardi di anni luce non si trovi più a 10 miliardi di anni luce, ma a 16! Perchè in così tanto tempo lo spazio si è esteso.
Ma allora, se le cose stanno così, possiamo sapere quanto è grande l'universo?
Einstein ci ha spiegato che la cosa è strettamente legata alla materia presente nell'universo, che con la sua forza di gravità influisce sulla velocità dei corpi e addirittura sulla conformazione dello spazio.
Tenendo conto della velocità e dell'espansione dell'universo sembra che la distanza dell'orizzonte cosmologico sia di 46,5 miliardi di anni luce (cfr. Alberto Cappi, Coelum nr. 140) , tanta infatti è la distanza effettiva ricoperta dalla luce dal big bang a oggi. Ma a questo "raggio" (che raddoppia qualcora si voglia immaginare il diametro dell'universo) riguarda solo l'universo per noi visibile. Oltre quel limite potrebbe esserci molto, ma molto altro.
La questione è quella della grandezza dell'universo. Quanto è grande l'universo?
Tutti più o meno sappiamo che le distanze si misurano in anni luce, e che una stella distante, che so, mille anni luce, la vediamo come era mille anni fa alla distanza che la luce ha coperto in questo tempo viaggiando a quasi 300.000 km al secondo. Generalizzando questo ragionamento sembra logico pensare che se l'universo ha un'età di 13,7 miliardi di anni luce, quella stessa misura temporale ne indichi anche i confini spaziali. Le cose più distanti che possiamo vedere possono arrivare fin lì, non oltre, non tanto per la limitatezza dei nostri mezzid i osservazione, ma perchè cercare qualcosa che sia partito prima dell'inizio è assurdo.
Eppure questo ragionamento è sbagliato.
E' vero che la luce viaggia regolarmente alla velocità della luce, e quindi ci dice qualcosa di un tempo remoto e di una determinata distanza, ma è anche vero che l'universo, dalla sua nascita per big bang, è in continua espansione. La luce viaggia in uno spazio che nel frattempo si estende. Attenzione alla nostra immaginazione, che ancora una volta rischia di trarci in inganno: dire che l'universo si "espande" o si "estende" non significa che lo fa nel vuoto, ma nel nulla. C'è una bella differenza tra vuoto e nulla, perchè il vuoto è qualcosa rispetto al nulla. Non è che uno spazio vuoto viene progressivamente conquistato e riempito da galassie vaganti. E non bisogna neppure pensare che da qualche parte, laggiù in fondo, al limite di ciò che possiamo vedere, vi sia una ultima stellina oltre il quale, stop, comincia il vuoto. No, è il nostro stesso universo, coi suoi pieni e i suoi vuoti, che si "espande", come la superficie di un palloncino che non ha confini, eppure non è infinita, e gonfiandosi vede aumentare le distanze interne da un qualsiasi punto all'altro.
Questa estensione non ha alcun rilievo per distanze relativamente piccole, come tra la nostra Via Lattea e Andromeda, la galassia a fianco, ma lascia i segni quando le distanze in anni luce cominciano a diventare a 9 zeri.
Ecco allora che 13,7 miliardi di anni, và precisato, non indica il raggio o il diametro dell'universo, ma solo la sua età e l'orizzonte per noi visibile. La luce ha avuto quel tempo a disposizione per viaggiare, e quindi quello ci può far vedere, ma ciò non significa che fuori da questo "orizzonte" non ci sia altro. E' stato Hubble a scoprire quello strano fenomeno per cui su grandissime distanze, le galassie più sono lontane e più velocemente si allontanano le une dalle altre. Questa elasticità dello spazio fa si che una galassia che vediamo a 10 miliardi di anni luce non si trovi più a 10 miliardi di anni luce, ma a 16! Perchè in così tanto tempo lo spazio si è esteso.
Ma allora, se le cose stanno così, possiamo sapere quanto è grande l'universo?
Einstein ci ha spiegato che la cosa è strettamente legata alla materia presente nell'universo, che con la sua forza di gravità influisce sulla velocità dei corpi e addirittura sulla conformazione dello spazio.
Tenendo conto della velocità e dell'espansione dell'universo sembra che la distanza dell'orizzonte cosmologico sia di 46,5 miliardi di anni luce (cfr. Alberto Cappi, Coelum nr. 140) , tanta infatti è la distanza effettiva ricoperta dalla luce dal big bang a oggi. Ma a questo "raggio" (che raddoppia qualcora si voglia immaginare il diametro dell'universo) riguarda solo l'universo per noi visibile. Oltre quel limite potrebbe esserci molto, ma molto altro.
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